lunedì 10 giugno 2013

Le tre teste della Troika. Parte II – Che fine hanno fatto i soldi del popolo sovrano?

“ ... è un bene che il popolo non comprenda il reale funzionamento
del nostro sistema bancario e monetario;
perché se accadesse, credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina ... ”
Henry Ford



di Chris Richmond-Nzi


Decisi ad abbattere le barriere commerciali erette durante la Grande depressione e desiderosi di instaurare un sistema economico come unico e supremo regolatore di tutti i rapporti della società internazionale, nel 1944 a Bretton Woods 45 Stati decisero di creare regole e procedure per gestire la politica monetaria internazionale. I membri adottarono accordi volti ad istituire organizzazioni internazionali con scopo economico ed universale, tra cui la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Banca mondiale), nonché il primo ed il più importante organo che compone il trio della Troika, il Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Il Fondo Monetario non è un semplice ente o una mera banca creata per prestare soldi ai membri della zona euro in difficoltà. Inglobando nel suo meccanismo tutti gli Stati che ne fanno parte, è ben più di questo: il Fondo è il tutto ed il niente. È il tutto perché da 70 anni è uno dei principali organi che regola e gestisce l’intero e complesso sistema finanziario mondiale; ed è il niente, semplicemente perché in quasi 7 decenni di attività, non è mai stato in grado di evitare o anche solo tamponare nessuna delle tempeste finanziarie che si sono abbattute sulle varie regioni del pianeta.

Creato dagli Stati sovrani per gli Stati sovrani, il Fondo ha competenze per promuovere la cooperazione monetaria, mantenere ordinati gli accordi di scambio ed eliminare le restrizioni di cambio, evitare le svalutazioni competitive, mantenere l’equilibrio del sistema monetario ed assicurare che le politiche economiche dei membri siano compatibili con le sue esigenze. Oltre ad offrire consultazioni e collaborazioni per i problemi monetari, mette a disposizione risorse per correggere gli squilibri dei pagamenti e sorveglia il comportamento monetario di ogno Stato membro.
Istituendo ed aderendo al Fondo, gli Stati sovrani della società internazionale hanno accettato che esso possa imporre e regolare la loro politica monetaria sia interna che collettiva, consigliare e fornire servizi tecnici ed amministrativi, nonché la possibilità di vigilare e sorvegliare l’applicazione delle politiche imposte. Qualora i consigli, gli aiuti tecnici e la stretta vigilanza non evitino ai membri d’essere tritati dalla tempesta finanziaria, sempre il Fondo mette a disposizione degli aderenti risorse finanziarie, allo scopo di gestire e sistemare gli effetti della crisi che Lui stesso non è stato in grado di evitare: i cosiddetti squilibri macroeconomici. Siccome le risorse messe a disposizione degli Stati sovrani sono del Fondo, semplice business sembrerebbe, poco di più forse; ma essendo il Fondo creato dagli Stati sovrani, per gli Stati sovrani, le risorse messe a disposizione ai membri, vengono elargite proprio da tali Stati sovrani aderenti. Questo contorto sistema così voluto e così creato, non è business, è semplicemente poco più che pura pazzia.


L’importanza fondamentale che il Fondo esercita deriva anche dall'inusuale facoltà di poter disporre ed usare una propria unità di conto, una propria valuta, per perseguire i suoi servizi e conseguire i suoi scopi. Il Diritti Speciali di Prelievo (DSP), creati per avere un unico tasso fisso di cambio nella società internazionale, sono l’unità di conto assegnata ad ogni membro in base alla quota che ha sottoscritto al momento dell’adesione. Con un valore determinato da 4 valute ($ americano, yen giapponese, sterlina inglese ed euro), i DSP vengono anche usati come unità per i servizi e le operazioni finanziarie.
Nel momento in cui entrano a far parte della grande famiglia della comunità internazionale, gli Stati sovrani versano al Fondo la loro quota di adesione, quantificata in DSP, che serve a determinare l’eventuale ammontare di capitale che un membro può richiedere in prestito, il potere di voto assegnato a ciascun membro aderente e la già consolidata gerarchia del sistema monetario internazionale.

Con le quote versate e collocate in uno dei numerosi conti del Fondo, gli Stati membri possono effettuare tutti i pagamenti all'interno della società internazionale, come le transazioni, emettere buoni o titoli, acquistare e vendere valute, richiedere ed elargire somme e possono anche far fronte alle loro esigenze della bilancia dei pagamenti. Il Fondo percepisce provvigioni sulla media dei saldi quotidiani delle quote collocate nei suoi Conti e corrisponde in egual misura per tutti i membri, interessi sulle disponibilità delle quote, mentre essi, riconoscono al Fondo provvigioni sull'ammontare dei DSP ricevuti o acquistati e sugli eventuali saldi negativi che hanno accumulato. Tutte le provvigioni e gli interessi dovuti vengono erogati in DSP ed anche se questa unità viene utilizzata per tutte le operazioni e le transazioni autorizzate, il Fondo acconsente buoni o altre obbligazioni emessi dallo Stato come contropartita ed ovviamente, accetta anche pagamenti effettuati in oro.

È vero che i governatori del Fondo «esercitano le loro funzioni senza ricevere retribuzione», ricevendo  –solamente– il rimborso delle spese sostenute «in misura ragionevole», ma è anche vero che il Fondo in sé non ha lo scopo di fare beneficenza. Per ottenere il capitale necessario ai suoi scopi, il Fondo ha facoltà di vendere l’oro accumulato nei decenni ed i Diritti Speciali di Prelievo (DSP), amministrare le quote sottoscritte dai membri ed usare le loro valute per investimenti e servizi finanziari, a sua scelta. I ricavi ottenuti dalle attività finanziarie del Fondo possono essere utilizzati per generare ulteriori ricavi, attraverso operazioni finanziarie anche non autorizzate, purché compatibili con i suoi scopi. Sommando le quote sottoscritte dagli Stati sovrani aderenti, il volume di tutte le attività svolte e l’ammontare degli interessi accumulati con i beni e le disponibilità, si ottiene soltanto una minima parte del capitale a disposizione del Fondo Monetario Internazionale.
Il Fondo non può essere limitato, non è un’organizzazione internazionale qualunque e non è una banca centrale qualsiasi. Si differenzia dalle organizzazioni internazionali comuni semplicemente perché è una di quelle la cui residenza è a 1km da Wall Street. Il Fondo è colui che vive  e si nutre del sistema multilaterale dei pagamenti della società internazionale e che necessita, per poter conseguire i suoi scopi, di gestire tanto denaro, un volume spropositato di capitale. Per questi motivi, a seconda delle sue esigenze, il Fondo ha facoltà, con una minima complicità da parte degli Stati sovrani aderenti, di moltiplicare a piacimento le sue disponibilità.

La principale tecnica usata dal Fondo per far lievitare il capitale a sua disposizione è per mezzo della modifica o della revisione generale delle quote assegnate agli Stati membri. Le quote sottoscritte dagli aderenti vengono revisionate a distanza di 5 anni oppure, ogni qualvolta che il Fondo lo ritenga opportuno, ed il loro valore, può essere aumentato fino al 100% della quota precedente. Il primo aumento lineare generale delle quote fu effettuato nel 1959, ed alla quinta revisione, nel 1970, l’Italia possedeva già  un miliardo di DSP. L’ultima revisione generale delle quote approvata nel dicembre 2010, ha richiesto un aumento del 100% della quota precedente, portando quella italiana da un valore di 7'882,3 milioni di DSP (10,4 miliardi di €) ad un valore di 15'070 milioni di DSP (19,9 miliardi di €), pari al 3,015% del potere totale dei voti. L’ultima tranche dovuta a seguito dell’ultimo aumento delle quote è stata versata dall’Italia a gennaio 2013 e per non perdere il ritmo acquisito, il Fondo ha deciso che la prossima revisione generale delle quote debba venir anticipata, programmandola per gennaio 2014.

Il secondo artificio utilizzato per aumentare in modo esponenziale le risorse è per mezzo dei cosiddetti Prestiti accordati, i quali prevedono che qualora il Fondo ritenga il suo capitale insufficiente a sopperire alle necessità dei suoi membri, ha facoltà di integrare ed ampliare il volume delle sue risorse, indebitandosi. Vincolati dagli Accordi Generali di Prestito (GAB), 15 membri aderenti del Fondo devono prodigarsi e fornire risorse supplementari al Fondo per circa 17 miliardi di DSP (22,1 miliardi di euro), mentre con i Nuovi Accordi di Prestito (NAB), ovvero l’accordo più proficuo ed il più usato recentemente, 38 membri irradiano il già cospicuo capitale del Fondo, con una somma di circa 490 miliardi di DSP (638 miliardi di euro). L’Italia, nel suo piccolo, con l’attivazione del NAB deve garantire al Fondo un prestito di circa 18 miliardi di euro.

Con questo sistema vengono finanziati gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale a beneficio degli Stati membri della società internazionale, ed è in questo modo, in collaborazione con la Commissione e la Banca Centrale europea e per conto della Troika, che il Fondo regola e gestisce la crisi che continua a mietere su tutto il territorio dell’Unione europea.

«Lo scopo principale del sistema monetario internazionale è di forgiare un contesto tale da facilitare lo scambio di beni, servizi e capitali tra gli Stati membri, favorendo una crescita economica equilibrata e garantendo il mantenimento delle condizioni di base ordinate necessarie alla stabilità economica e finanziaria. Ogni Stato membro si impegna a collaborare con il Fondo, con gli altri stati membri e si impegna ad orientare la propria politica economica e finanziaria verso la crescita economica ordinata, nel rispetto di una ragionevole stabilità dei prezzi ed evita di manipolare i tassi di cambio o il sistema monetario internazionale allo scopo di impedire l’aggiustamento effettivo delle bilance dei pagamenti». Per questi motivi, «i membri devono evitare restrizioni dei pagamenti ed evitare di stipulare contratti di cambio che risultino contrari alla regolamentazione»; «devono adottare tutte le disposizioni necessarie per rendere operanti ed incorporare nei propri testi di legge i principi» del Fondo; «devono impegnarsi a non effettuare transazioni con uno Stato non membro o con individui contrari allo Statuto oppure agli scopi del Fondo», ed inoltre, devono rendere i Diritti Speciali di Prelievo (DSP) «lo strumento principale di riserva del sistema monetario internazionale» nonché l’unità di conto di altre organizzazioni internazionali. E per concludere, «i membri devono collaborare con il Fondo per favorire una migliore sorveglianza internazionale e devono trasmettere tutte le informazioni necessarie richieste, con la massima minuziosità e precisione, evitando quanto più possibile di fornire semplici stime», poiché il Fondo funge anche «da centro di raccolta e di scambio di informazioni sui problemi monetari e finanziari, agevolando in tal modo la realizzazione di studi intesi ad assistere gli Stati membri nell'elaborazione delle politiche atte a promuovere il conseguimento degli scopi del Fondo» stesso.

E siccome per prassi, ogni organizzazione internazionale che si rispetti debba in qualche modo possedere una minima risorsa di sgrassatore per almeno tentare di smacchiare il giaguaro - «per consentire al Fondo di espletare le funzioni affidategli, gli sono accordati immunità giurisdizionale integrale e privilegi. I beni e le disponibilità del Fondo non possono essere oggetto di alcun tipo di perquisizione, confisca, sequestro da parte del potere esecutivo o legislativo e sono esenti da restrizioni, raccomandazioni, controlli o moratorie»; «i suoi archivi sono inviolabili»; «i Diritti Speciali di Prelievo (DSP), le operazioni e transazioni di cui sono parte, non sono soggetti a imposte di alcun genere»; «è esente da qualsiasi tipo di imposta o dazio doganale»; «nessuna imposta di nessuna natura è percepita sulle obbligazioni o titoli emessi dal Fondo», ed «i suoi dipendenti non possono essere perseguitati per gli atti da loro compiuti e nessuna imposta è percepita sulle retribuzioni ed emolumenti corrisposti dal Fondo»

Dovrebbe bastare essere a conoscenza del contorto meccanismo congegnato per finanziare le operazioni del Fondo, per capire che da una simile organizzazione bisogna soltanto tenersi alla larga. 
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, il Fondo, per convertire la più grande economia socialista del mondo in un’economia aperta al mercato, intraprende la cosiddetta terapia shock , imponendo liberalizzazioni, privatizzazioni e stabilizzazione. Per ridurre l’inflazione, inoltre, il Fondo impose un aggressivo regime di austerità, raccomandando una severa ed inflessibile politica fiscale e monetaria. Dall’1,5%, la soglia della povertà impenna, aggredendo fino al 49% della popolazione, ed a causa della mancanza di ordini di produzione, molte imprese sono costrette al fallimento, lasciando migliaia di carcasse sparpagliate su tutto il territorio circostante, duramente martoriato dalla pesante depressione economica. Sembra un schon gesehen, un dejà-vù.

Eppure, nonostante la consapevolezza della malsana e contorta dottrina che è alla base della struttura del Fondo Monetario Internazionale, l’Italia «promuove e favorisce le organizzazioni internazionali»; l’Unione europea, anch’essa organizzazione internazionale, ma di rango inferiore perché regionale, promuove i suoi pari o superiori, e «si adopera per sviluppare relazioni e istituire partenariati con le organizzazioni internazionali, regionali o mondiali e promuove soluzioni multilaterali ai problemi comuni», ed ovviamente, un’organizzazione internazionale a scopo universale come il Fondo Monetario Internazionale, non può che voler collaborare con i suoi pari ed esercitare così la sua supremazia nei confronti di quelli che sono di rango inferiore. Non è pertanto un caso che il Fondo collabori «con le organizzazioni internazionali di carattere generale e con tutti gli organismi pubblici internazionali aventi funzioni specializzate in settori correlati».

E mentre tutti i membri della società internazionale si promuovono e tutti si favoriscono, tra di loro tutti si accettando e tutti si accordando,  il popolo è sempre più disperato, i morti per suicidio aumentano e mentre i martiri si susseguono, il Presidente Napolitano, aderendo al 14° aumento della quota di partecipazione dell’Italia al Fondo Monetario Internazionale, ha autorizzato «il Ministro dell’economia e delle finanze», a quel tempo Giulio Tremonti, «ad avvalersi della Banca d’Italia, concedendo le garanzie per ogni eventuale rischio connesso con i versamenti da esso effettuati o che venissero effettuati, a valere delle sue disponibilità, in nome e per conto dello Stato».

C’è ancora chi afferma che i fondi non ci sono, che le casse dello Stato sono prosciugate. Sì, è probabile che che le casse sono state ormai prosciugate ed i fondi sono inesistenti, ma tutto ciò è soltanto perché sono stati volutamente sottratti allo Stato e deviati, all'insaputa del popolo; per saldare chilometrici elenchi di conti e sospesi, che nessun rappresentante si degna di enunciare agli elettori. 
Tutto tecnicamente e legalmente ineccepibile, semplicemente perché il sistema economico è stato voluto e creato per essere l’unico e supremo regolatore di tutti i rapporti della società internazionale, mentre l’occultamento dei fondi pubblici è la prediletta dottrina e filosofia usata dalla Troika per conto e tramite il Fondo Monetario Internazionale, perché nonostante tutto, l’ignoranza rimane ancora ed è sempre più la fonte primaria della democrazia predominante nella società internazionale. Well come. Non in Europa, ma al mondo!

1 commento:

  1. articolo pubblicato su http://www.federazionemovimentiantieuro.com/2013/06/le-tre-teste-della-troika-il-fondo.html

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